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Fury chiede il lasciapassare a Pianeta per… Wilder e Joshua
Domani al Windsor Park di Belfast si svolgerà una mega riunione con grandi protagonisti, ma ad attirare l’attenzione più che i due mondiali in programma, sarà rivedere all’opera il colosso Tyson Fury (+ 26, 1 per ko) nel secondo match che si appresta a sostenere dopo il suo “esilio” più o meno forzato. Un esilio che il 30enne pugile inglese ha iniziato subito dopo la sua impresa più grande, andando a vincere tre anni fa a Dusseldorf contro Wladimir Klitschko, che per certi versi giocava in casa. Fury vinse all’unanimità. Molti dicono che Klitschko in quell’occasione aveva perso in maniera più netta che contro Joshua. Un arrampicarsi più che sulla sconfitta prima del limite sul fatto che a rischiare era stato anche Joshua e che al momento dell’interruzione l’ucraino era in leggero vantaggio. Un gioco a incastro per dire che il n. 1 al mondo è Fury. Solo manca un piccolo particolare: da quel 2015 glorioso si aprì una sorta di baratro che tenne lontano Fury con i suoi problemi fino a due mesi fa quando liquidò in 4 round l’inconsistente Sefer Seferi. Giusto rientrare con un match d’assaggio, l’inizio di una rinascita per riportare il dialogo con “le alte sfere”. La seconda tappa è quella di domani sera contro Francesco Pianeta, un calabrese trapiantato in Germania, una ex grande promessa che vedemmo tra i primi combattere a Roma nel 2006 a Piazza di Siena nella riunione in cui era protagonista Vincenzo Cantatore. Il calabrese con una bella serie di vittorie arrivò alla conquista dell’Unione Europea superando l’inglese Matt Skelton. Il primo a fermare la sua ascesa fu proprio Wladimir Klitschko per il mondiale nel 2013. Arrivarono successivamente pesanti battute d’arresto contro Chagaev e Kevin Johnson, che lo ridimensionarono con un’attività ridotta.
Un avversario più che dignitoso per Fury che considera Deontay Wilder un pugile non trascendentale, ma che se battuto lo dovrebbe condurre al top match con Anthony Joshua con la riunificazione di tutte le sigle. Fury ci crede e lo ribadisce con ostinazione ad ogni intervista: cinque o sei match lo dovrebbero riportare in quota come valore aggiunto in una categoria già abbastanza movimentata.